fbpx

Per impiantare un vigneto è indispensabile una discreta dose di pazienza, esperienza e, soprattutto, duro lavoro.

Per prima cosa è necessario analizzare la composizione chimico fisica del terreno e procedere alla lavorazione e preparazione e dello stesso, in modo che la vite possa attecchire e crescere sana. Infine, bisogna dedicarsi alla costruzione della struttura portante del vigneto ed alla cosiddetta “messa a dimora“ delle barbatelle. Ognuno di questi processi richiede a sua volta numerose fasi di lavorazione.

Fatta questa premessa, vediamo ora dettagliatamente come impiantare un vigneto: cercheremo di essere il più chiari e concisi possibile, in modo da semplificare la comprensione del processo.

Preparazione del terreno

Innanzitutto dobbiamo tenere presente che la vite necessita di un tipo di terreno che sia drenato e leggero (possibilmente sabbioso), in modo che le sue radici possano arrivare facilmente in profondità. Pertanto, il terreno deve essere scelto adeguatamente, in modo che presenti le condizioni ideali di temperatura, umidità e permeabilità e che sia possibilmente in una zona le cui condizioni climatiche agevolino la crescita della vite.

Una volta selezionato il terreno atto allo scopo, si può procedere alla sua lavorazione, in modo da renderlo pronto all’impianto del vigneto.

La preparazione del terreno può essere suddivisa in 4 fasi principali: l’estirpazione, lo scasso, lo spietramento ed infine la concimazione di fondo.

Fase 1: l’estirpazione

Questa fase è necessaria solo nel qualcaso si voglia reimpiantare il vigneto, ovvero impiantarlo in sostituzione di un vigneto vecchio.

In questo caso è necessario assicurarsi di aver eliminato le radici delle vecchie piante di vite, in quanto potrebbero veicolare virus, funghi o tossine. Bisogna inoltre eliminare ogni resto della vecchia struttura (come fili, pali o simili).

Fase 2: lo scasso

La fase di scasso del terreno permette di migliorarne drenaggio e porosità, lavorandolo ad una profondità fra i 90 e i 120cm.

A seconda del tipo di terreno su cui si intende impiantare il vigneto, potranno essere necessari anche altri procedimenti: per un terreno argilloso, ad esempio, è necessario un processo di baulatura, mentre in terreni a rischio di erosione potrebbe essere necessario realizzare dei terrazzamenti.

Fase 3: lo spietramento

Qualora nel terreno vi siano delle pietre di dimensioni tali da ostacolare l’impianto, è bene cimentarsi nella loro rimozione, così da ottenere un terreno omogeneo e più facilmente lavorabile.

Fase 4: la concimazione di fondo

La quarta ed ultima fase per quanto riguarda la lavorazione del terreno è la concimazione di fondo. Questa dipende dall‘analisi chimico fisica del terreno, e dunque da quali siano le specifiche carenze nutrizionali del terreno in questione.

In generale, la concimazione organica fornisce al terreno fosforo, magnesio, potassio, azoto, indispensabili per una sana crescita delle viti.

Dopo che il terreno è stato concimato a dovere, bisognerà aspettare fino alla primavera successiva per poter mettere a dimora le barbatelle. Prima però procederemo con la costruzione della struttura necessaria ad accogliere le giovani viti, ovvero le “spalliere“, realizzate tramite pali e fili.

Installazione della struttura per il vigneto

Dopo aver lavorato e preparato il terreno, è il momento di preparare l’impianto, costruendo le spalliere: le giovani viti hanno infatti bisogno di una struttura che le aiuti a crescere e svilupparsi.

La preparazione dell’impianto si suddivide in 6 fasi: la squadratura, il picchettamento, l’ancoraggio, la posa dei pali ed infine la scelta e la stesura dei fili.

Come impiantare un vigneto fase 1: la squadratura

La fase di squadratura stabilisce quali saranno i confini dell’impianto e permette di allineare pali e piante in maniera perfetta. Quando si calcola la distanza necessaria fra pali e piante è bene ricordarsi di considerare gli spazi necessari per le manovre dei macchinari.

Fase 2: il picchettamento

Il picchettamento consiste nell’indicare precisamente, con delle aste, i punti in cui saranno poi messe a dimora le barbatelle. Durante questa fase, inoltre, si conteggerà quante barbatelle e quanti pali dovranno essere utilizzati per il vigneto.

Fase 3: l’ancoraggio

Fissare le ancore all’esterno dei filari è importante per garantire la sicurezza e stabilità del vigneto.

Quando le ancore vengono avvitate al terreno, bisogna ricordarsi di lasciare in superficie la parte superiore: qui si trova un foro in cui scorrerà il filo che dovrà essere fissato al palo di testata.

Fase 4: la posa dei pali

Potrete scegliere fra pali di legno, di cemento o di ferro zincato. Questi dovranno essere inseriti nei punti scelti durante la seconda fase, e posizionati con l’aiuto di una trivella.

Alcuni pali, detti “pali di testata“ dovranno essere fissati nella parte esterna del filare, mentre altri pali detti “intermedi“ verranno installati nella parte interna.

Fase 5: la scelta dei fili

Così come per i pali, anche nel caso dei fili sarà possibile scegliere fra vari materiali: i fili più utilizzati sono quelli in ferro zincato o in acciaio inox. L’importante è assicurarsi che il filo scelto sia di qualità.

In particolare, dovrete scegliere un “filo portante“ dal diametro di circa 3 millimetri e mezzo ed un “filo portatralci“ dal diametro leggermente inferiore, circa 2,7mm.

Fase 6: la stesura dei fili

Infine, l’ultima fase consiste nella stesura dei fili: è importante che questi siano ben tesi, in modo da creare una struttura resistente e sicura.

Messa a dimora delle barbatelle

Come abbiamo già accennato, la messa a dimora delle barbatelle deve essere effettuata all’arrivo della primavera successiva al processo di lavorazione del terreno.

Poiché le sostanze di riserva delle viti si trovano concentrate nel loro apparato radicale, queste vanno inserite a circa 30 centimetri di profondità dalla superficie, effettuando un foro nel terreno con l’aiuto di una pala. Le radici dovranno poi essere ricoperte dalla terra.

Per agevolare l’inserimento delle radici di vite in profondità potrete aiutarvi con una forcella naturale o, in alternativa, si può sfruttare la forza del getto d’acqua di una pompa a pressione.

Pin It on Pinterest

Share This