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Secco, amabile, dolce… al vino possono essere attribuiti aggettivi specifici che denotano precise caratteristiche organolettiche e sentori.

In questo articolo ci concentriamo su cosa significa vino amabile.

Un esperto sommelier saprà distinguere al primo sorso questa tipologia di vino, ma ci vuole tanta pratica! Iniziamo con la definizione per evitare di far confusione con i vari termini.

Vino amabile: significato

L’aggettivo amabile associato al nome del vino assume un significato ben preciso e inconfondibile. Si tratta di un aggettivo tecnico attribuito ad un vino in cui è presente una percentuale di zucchero residuo compresa tra i 30 e i 50 grammi per litro. Questo conferisce al vino una nota dolce che si avverte molto chiaramente.

Un vino amabile quindi, come si poteva intuire, indica un vino dalle note delicate e dal gusto dolce, è l’opposto di un vino secco.

Per essere etichettato come “amabile” le norme europee e italiane stabiliscono che il vino deve rispettare il quantitativo di residuo zuccherino stabilito.

Quando un vino ha un residuo zuccherino compreso tra i 30 e i 50 g/l?

Con la fermentazione alcolica gli zuccheri presenti nel mosto vengono trasformati in alcol etilico e anidride carbonica. Non tutti gli zuccheri però vengono fatti fermentare. I produttori, infatti possono adottare delle specifiche tecniche per condizionare il contenuto zuccherino di un vino.

Con questo termine o “dolcezza residua” si intende lo zucchero presente nell’uva o nel mosto che non è stato fermentato in alcol etilico dopo che è stato deliberatamente interrotto il processo di fermentazione.

Il processo di fermentazione si interrompe, ad esempio, per raffreddamento, filtrazione o per aggiunta di alcol.

Il residuo zuccherino non fermentato determinerà la maggiore o minore dolcezza del vino. Se vengono trasformati più zuccheri il vino risulterà meno dolce e più alcolico, viceversa se vengono trasformati meno zuccheri, il vino sarà più dolce e meno alcolico.

Se la quantità di zuccheri non trasformati è compresa tra i 30 e i 50 grammi per litro, si potrà parlare di “vino amabile”. In tutti gli altri casi non si potrà utilizzare tale termine nell’etichetta sulla bottiglia.

Lo stesso vale per altri aggettivi come “Riserva”, “Classico”, “Superiore” che devono rispettare delle regole specifiche.

Come servire un vino amabile?

Ora che abbiamo chiarito il significato di vino amabile, è arrivato il momento di sapere come servirlo e imparare a riconoscerlo senza leggere l’etichetta presente sulla bottiglia.

I vini amabili vanno presentati in bicchieri di dimensioni non troppo grandi perché vanno degustati lentamente, a piccoli sorsi. Si consiglia di utilizzare semplici calici di forma lunga e stretta.

Per imparare a distinguere un vino secco da uno amabile o abboccato ad esempio, la memoria sensoriale deve essere allenata. La prima sensazione che si avverte al palato è quella della dolcezza, ma questa può essere influenzata dall’alcol e dall’acidità.

Per allenare le vostre capacità sensoriali potete partecipare alle degustazioni di vini. Le Cantine di Dolianova propongono visita guidata e due tipologie di degustazione (Top e Gioielli) presentate personalmente da esperti sommelier. Un’occasione per scoprire i profumi, i colori e i sapori delle Cantine, ma anche per conoscere e sperimentare l’arte del gustare il vino da parte di chi ne ha fatto una professione. Prenotate la vostra visita in cantina!

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