fbpx

In Francia quasi tutti i ristoranti propongono il vino alla mescita, mentre in Italia non è una pratica molto diffusa, c’è ancora l’idea che sia un’attività che non dia lustro al locale. Sapete di cosa si tratta? Parliamo del vino alla mescita: significato e qualche curiosità.

Vino alla mescita: significato del termine

La parola méscita associata al vino e ai liquori indica l’azione del mescere, cioè del versare nei bicchieri o tazze la bevanda alcolica. Vino alla mescita significa dunque bere del vino al bicchiere al banco di un locale pubblico (nei bar, nelle osterie, ecc.) che si chiama appunto “banco di mescita”.

Anticamente il termine “mescita” indicava la bottega stessa e a Firenze e in qualche altra città della Toscana è usato come sinonimo di bar o osteria perché designa il locale dove si beve vino in piedi, al banco o al tavolino.

Da qui deriva anche la parola mescitore o mescitrice, ovvero dell’addetto a mescere che sta al banco di mescita nei bar, o ad esempio nei padiglioni di fiere.

I vantaggi del vino alla mescita

Vi è mai capitato di ordinare due mescite di un vino di qualità?

In Italia non sono molti i posti dove è possibile bere un buon bicchiere di vino al bancone, spesso si ordina il vino sfuso o un generico vino bianco o rosso al tavolo. Il vino al bicchiere consente di degustare un calice di una grande bottiglia che magari non si ha la possibilità di finire. Inoltre, viste le leggi sull’alcol per chi si mette alla guida, potrebbe essere la soluzione per non superare il limite consentito.

Se questa pratica si diffondesse si potrebbe aumentare il volume d’affari. Alcuni ristoranti propongono il menu degustazione abbinando un bicchiere di vino ad ogni portata, un modo per far assaggiare vini diversi.

La nostra Linea HORECA è la linea prodotta da uve selezionate. Questi vini delle Cantine di Dolianova vengono commercializzati solo nel canale HORECA, per privilegiare la degustazione alla mescita. Potete quindi trovarli nei migliori ristoranti della Sardegna e non solo, e degustarli insieme ai piatti proposti dagli chef e dai sommelier più esigenti.

Vino sfuso e vino al calice: prezzi

Sono diversi i fattori che determinano il costo del vino ed è difficile stabilire in maniera univoca il costo del vino al calice.

La parola vino sfuso è usata per indicare un vino non imbottigliato, venduto dai produttori, dalle cantine, vinerie, enoteche o negozi specializzati. Nella maggior parte dei casi viene utilizzato come vino della casa e si sceglie soprattutto per il prezzo conveniente. Infatti, il vino sfuso costa meno di quello in bottiglia, perché appunto non ci sono i costi relativi alla bottiglia di vetro, all’etichetta, al tappo, all’imbottigliamento e confezione. Il vino imbottigliato è di qualità superiore, anche se non sempre è così.

Per calcolare il prezzo del vino sfuso si parte dalla materia prima: bisogna prendere in considerazione il tipo di vitigno, il territorio, quali sono i costi di produzione e quanto rende la vendemmia.

Per calcolare il prezzo del vino sfuso è necessario considerare che per produrre un litro di vino servono in media circa 1,5 kg di uva. Il costo dell’uva è fornito ogni anno da Unioncamere e BMTI.

Invece, il costo del calice si può calcolare considerando il numero dei bicchieri che si ricavano da una bottiglia e il suo costo. Ad esempio, se da una bottiglia da 750 ml si ricavano 5 calici e il suo costo è 30 euro, si divide il costo per 5 e si ottiene così il prezzo del calice. In proporzione, in genere conviene acquistare la bottiglia al ristorante e non il calice perché il margine di ricarico per un solo bicchiere può arrivare a ben 5 volte.

Pin It on Pinterest

Share This