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Avete mai letto sull’etichetta di una bottiglia di vino la menzione Superiore?

Conoscere tutti i termini del vocabolario del vino italiano è fondamentale per un acquisto consapevole. Vediamo qual è significato di “vino superiore”, una delle menzioni più diffuse e apprezzate, usata sia per i vini rossi che bianchi.

Vino superiore: significato

La definizione Superiore è attribuita ai vini DOC e DOCG (o la più attuale DOP), a vini cioè che sono dotati di caratteristiche qualitative più elevate e che devono rispettare dei rigidi disciplinari passati al vaglio dell’Unione Europea, e che hanno una gradazione alcolica più alta rispetto alla versione base dello stesso vino.

Un vino superiore è un vino prodotto seguendo rigide regole previste dal disciplinare n.238 del 12 dicembre 2016, “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”, che prevede una resa per ettaro delle uve inferiore di almeno il 10%. Meno una pianta produce e maggiore sarà la qualità dei grappoli e quindi la qualità finale del vino.

Inoltre, deve possedere:

  • Un titolo alcolometrico minimo potenziale delle uve superiore di almeno 0,5%.
  • Un titolo alcolometrico minimo totale dei vini al consumo superiore di almeno 0,5%.

Detto in parole semplici, un vino “Superiore” ha una maggiore gradazione alcolica rispetto ai vini comuni della stessa tipologia, è un vino con più corpo e più struttura.

Attenzione però alle eccezioni: alcune DO, preesistenti all’intervento legislativo del 2016, prendono la definizione di Superiore ma senza alcun riferimento a tenori alcolici più alti.

Differenza tra vino Superiore, vino Riserva, Classico e Novello

La menzione superiore non può essere in genere applicata ai vini Riserva e Novello. Ora che abbiamo visto il significato di vino superiore, chiariamo la distinzione con le menzioni Riserva, Novello e Classico.

Il termine “novello” è attribuito ai vini DOP e IGP tranquilli e frizzanti, prodotti nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria.

Si definisce “vino riserva, invece, un vino DOC e DOCG che ha subito un periodo di invecchiamento minimo superiore alla versione base dello stesso tipo di vino e cioè:

  • Non inferiore a 2 anni per i vini rossi;
  • 1 anno per i vini bianchi;
  • 1 anno per i vini spumanti ottenuti con Metodo Martinotti;
  • 3 anni per i vini spumanti ottenuti con Metodo Classico.

Infine, se in etichetta leggete la dicitura Classico, significa che siete di fronte ad un vino prodotto con uve provenienti dalla zona di produzione più antica e quindi originaria.

Se la normativa apposita lo consente, è possibile che un vino sia allo stesso tempo sia “superiore” che “riserva”.

La menzione Superiore è obbligatoria in etichetta?

Non è obbligatorio indicare la menzione “superiore” in etichetta, solo alcuni disciplinari di produzione lo prevedono ed è riportata dal produttore che vuole dare pregio alla bottiglia ed informare il consumatore su alcune caratteristiche del vino che desidera comprare.

Qualora si voglia indicare in etichetta, va sempre riportata dopo la denominazione e prima dell’indicazione dell’annata delle uve. In questo ordine: denominazione, menzione, annata.

I singoli disciplinari prevedono poi delle combinazioni possibili con altre menzioni, ad esempio il nome della vigna, toponimo, nome tradizionale, ecc., che vanno poste dopo “Superiore” e in caratteri minori.

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