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Le usanze e tradizioni che si accompagnano ai festeggiamenti del Capodanno sono spesso legate al cibo, considerato di frequente un simbolo di nuovo auspicio.

Se l’abbinamento lenticchie e cotechino è quello più diffuso nel nostro Paese, sulle tavole di tutto il mondo diversi sono gli alimenti consumati per attirare la buona sorte in occasione dell’ultimo giorno dell’anno.

Uno di questi è l’uva, a cui si lega l’usanza di mangiare dodici chicchi a partire dalla mezzanotte del 31 Dicembre per iniziare l’anno Nuovo con la bocca piena.

Questo frutto è sempre stato, infatti, fin dall’antichità un simbolo di prosperità e ricchezza e proprio come espressione dell’abbondanza l’uva è considerata un elemento protagonista dei banchetti con cui si saluta il vecchio anno in tutto il Mondo.

Questo valore simbolico dell’uva trova la sua massima espressione in un famoso detto cinese che recita “chi mangia l’uva a Capodanno conta i quattrini tutto l’anno”, confermando il significato economico del rituale dei dodici chicchi d’uva mangiati allo scoccare della mezzanotte del 31 Dicembre.

Vediamo quali sono le origini di questa usanza e che significato aveva in passato questo rito oggi diffuso in tutto il mondo.

Mangiare uva a Capodanno: origini e significato di un rituale

L’uva oggi è semplicemente considerata come un alimento benefico per la salute di organi e pelle per il suo elevato contenuto di sali minerali, antiossidanti, elementi naturali come i ponifenoli, e la sua azione anti invecchiamento ed energizzante.

In passato, però, questo frutto aveva soprattutto una valenza simbolica che lo rendeva protagonista indiscusso di banchetti e feste, sia pagane che religiose, dove esprimeva fertilità, abbondanza, vigore e diventava espressione di buon auspicio.

Proprio il valore simbolico dell’uva l’ha resa un alimento insostituibile dunque in occasione delle festività anche in tempi moderni, tra queste appunto il Capodanno.

Secondo alcune tradizioni ogni chicco d’uva rappresentava un mese diverso dell’anno e da questa abitudine a consumarne gli acini singolarmente deriva anche l’usanza di mangiare dodici chicchi a Capodanno per accogliere un anno migliore.

Questo rito portafortuna ha origini spagnole, in particolare è ricondotto alla città di Madrid ed ha una motivazione prettamente economica prima ancora che religiosa.

L’ipotesi più accreditata è che nel 1909, in seguito ad una vendemmia troppo abbondante, i viticoltori di Alicante diffusero la voce che i chicchi di uva mangiati in occasione di Capodanno alla mezzanotte portassero fortuna così da liberarsi delle eccedenze del raccolto.

Quella che era una semplice leggenda divenne presto realtà quando in tutta la Spagna si iniziò per davvero a consumare questo frutto durante i banchetti dell’ultimo dell’anno come simbolo di nuovo auspicio.

In particolare il popolo spagnolo iniziò ad accogliere l’anno nuovo mangiando 12 chicchi d’uva, uno per ogni rintocco di campana che annunciava la mezzanotte del 31 dicembre, come augurio di buona fortuna per l’anno entrante.

Migliaia di persone, in occasione del Capodanno, prendevano d’assalto la piazza dove si trovava l’orologio della Puerta del Sol, a Madrid, che, con i rintocchi delle sue campane, dava inizio ai festeggiamenti per l’arrivo dell’Anno Nuovo.

Pochi minuti prima dello scoccare della mezzanotte, infatti, esattamente 12 secondi prima, si mangiavano dodici chicchi d’uva, uno per ogni rintocco che scandiva il countdown per augurare 12 mesi di felicità e ricchezza.

Secondo un’altra teoria, invece, l’usanza di mangiare chicchi d’uva per Capodanno avrebbe origini più antiche, che sembrerebbero risalire al 1882, anno in cui il Sindaco di Madrid emise un bando municipale per impedire i festeggiamenti in occasione dei Re Magi nella notte compresa tra il 5 e il 6 Gennaio.

In realtà la tradizione dell’attesa dei Re Magi non era altro che un’occasione in cui gli stranieri si prendevano gioco di queste usanze uscendo a far festa e a ridicolizzare chi, soprattutto nelle famiglie più ricche, celebrava l’evento mangiando uva e bevendo champagne.

Fu così, che, in risposta al bando del sindaco, che imponeva il pagamento dell’equivalente di 5 pesetas, un gruppo di “madrileños” diede vita all’usanza di mangiare uva al suono delle campane presso la Puerta del Sol.

Tale rito di buon auspicio nato in Spagna per accogliere l’anno nuovo si è diffuso anche in alcune regioni italiane, dove ancora mangiare 12 chicchi d’uva al ritmo dei rintocchi delle campane alla mezzanotte è un modo per accompagnare il conto alla rovescia e sperare in un anno migliore.

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