Ogni anno, nel periodo di produzione del vino, l’industria enologica genera milioni di tonnellate di materiali di scarto. Tra vinacce, raspi, fecce e vinaccioli, solo una parte del raccolto d’uva arriva effettivamente in bottiglia: da qui nasce la necessità di dare nuova vita a questi scarti, grazie a processi innovativi ispirati ai principi dell’economia circolare.
Gli scarti della produzione del vino non sono rifiuti da smaltire, ma materie prime ricche di proprietà, utili in molti settori, dalla bioenergia alla cosmesi naturale. Sempre più produttori di vino, infatti, stanno investendo in tecnologie e collaborazioni che trasformano gli scarti del vino in nuove opportunità economiche, ambientali e sociali.
Cosa rimane dopo la vinificazione
Dopo la pigiatura e la fermentazione, una cantina si ritrova con grandi quantità di materiali che non finiranno nella bottiglia finale. Si tratta principalmente di:
- vinacce: la parte solida dell’uva composta da bucce, semi e residui di polpa;
- raspi: i piccoli tralci che sostengono i chicchi;
- fecce di vino: i sedimenti che si depositano durante la fermentazione alcolica e la conservazione;
- acque reflue: derivanti dal lavaggio degli impianti e dei tini.
Questi elementi in passato venivano per lo più scartati o riutilizzati solo in minima parte, ad esempio per la distillazione della grappa. Oggi, invece, stanno diventando una grande risorsa.
Nuove destinazioni per gli scarti dell’uva
Grazie alla ricerca scientifica e alla crescente attenzione verso la sostenibilità, gli scarti dell’uva possono essere utilizzati per produrre energia, realizzare cosmetici, fertilizzanti, mangimi e persino packaging biodegradabili. I benefici sono evidenti: si riducono gli sprechi, si abbassano i costi di smaltimento e si creano filiere a basso impatto ambientale.
Energia da vinacce e raspi
Uno degli impieghi più efficaci è nella produzione di bioenergia. Le vinacce, se correttamente trattate, possono essere trasformate in biogas o pellet da combustione, diventando una fonte rinnovabile per il riscaldamento o l’alimentazione di piccoli impianti. Questo consente alle aziende agricole di chiudere il ciclo produttivo e produrre energia a partire dai propri scarti.
Cosmetici e integratori naturali
Le bucce e i semi dell’uva contengono sostanze come i polifenoli, che possono essere utilizzate per la realizzazione di creme, lozioni e integratori alimentari. In particolare, i vinaccioli sono ricchi di acido linoleico e vitamina E, noti per le loro proprietà antiossidanti e protettive per la pelle. Diverse aziende, anche italiane, hanno iniziato a realizzare cosmetici di alta qualità sfruttando questi derivati.
Packaging, tessuti e fertilizzanti
Con le materie prime residue si possono anche produrre materiali alternativi alla plastica. È il caso del packaging compostabile a base di vinacce, ma anche dei tessuti in “wine leather”, simili alla pelle e realizzati con sottoprodotti dell’uva. Al tempo stesso, le fecce e gli scarti liquidi vengono trasformati in fertilizzanti naturali o ammendanti per il terreno, restituendo al vigneto parte di ciò che ha prodotto.
Economia circolare e nuove filiere
Queste soluzioni si inseriscono a pieno titolo in un modello di economia circolare applicato al settore vinicolo. L’idea di fondo è semplice: ogni elemento della filiera, anche il meno nobile, può essere valorizzato e reinserito in un altro ciclo produttivo.
In un contesto in cui la sostenibilità ambientale è diventata un valore centrale per il consumatore, il riutilizzo degli scarti della produzione del vino rappresenta anche un’opportunità di comunicazione per ogni produttore di vino. Raccontare cosa accade dopo la vendemmia – e come gli scarti possono diventare energia, bellezza, innovazione – contribuisce a creare un’immagine autentica e responsabile del marchio.
Numerosi progetti europei e italiani stanno investendo in questa direzione. Dalla ricerca di nuove tecnologie estrattive alla creazione di startup che trasformano gli scarti della produzione in prodotti commerciali, il settore si sta muovendo verso una visione integrata e lungimirante della viticoltura.
In definitiva, valorizzare gli scarti della produzione del vino non è solo una scelta ecologica, ma un passo concreto verso un’economia più efficiente.