Gli orange wine sono vini né rossi né bianchi, dal caratteristico colore aranciato la cui origine possiede radici molto lontane.
Il loro gusto è più complesso e particolare rispetto ai vini più conosciuti. Esso unisce note dure a un profumo fruttato, proprietà che derivano dal processo di macerazione che varia a seconda del tipo di bacche utilizzate.
In questo articolo approfondiamo la storia dell’orange wine e cosa lo caratterizza, insieme ai fattori che lo distinguono dagli altri vini.
Che cos’è l’orange wine?
L’orange wine deriva dalle uve a bacca bianca, anche se dal suo colore non si direbbe. Questo particolare tipo di vino si distingue infatti per il suo colore aranciato con riflessi ambrati e luminosi.
Ciò che gli conferisce queste sfumature è il processo di macerazione a cui viene sottoposto. L’uva rimane a contatto con le proprie bucce per un periodo di tempo che varia da pochi giorni ad alcuni mesi, a seconda del tipo di bacche utilizzato.
Il contatto con le bucce favorisce il rilascio di sostanze aromatiche e di pigmenti, che donano al vino il suo caratteristico color arancio.
La storia dell’orange wine
La storia dell’orange wine ha origini lontane. Questa tecnica di vinificazione fu infatti usata per la prima volta in Georgia 5000 anni fa. Per la precisione fu Josko Gravner che, con l’intento di ottenere un vino migliore, si recò nel Caucaso dove apprese l’antica tecnica contadina.
Il processo consisteva nel lasciar riposare il vino all’interno di grandi anfore di terracotta (qvevri) che venivano sepolte sotto terra per mesi o addirittura anni. Il pioniere Gravner tornò a casa con le nuove nozioni apprese e produsse la Ribolla Gialla che determinò la diffusione degli orange wine in Italia.
Per anni l’orange wine è rimasto un vino di nicchia, mentre oggi sta conoscendo nuovamente la sua diffusione tra i paesi europei.
Differenze con gli altri vini
L’orange wine può essere considerato come un mix delle uve a bacca bianca e di quelle a bacca rossa.
Questa particolare tipologia condivide infatti l’utilizzo delle stesse bacche con i vini bianchi, ma subisce il processo di macerazione dei vini rossi tramite il contatto del mosto con le bucce e con i lieviti.
Questa tecnica di vinificazione consente al vino aranciato di acquisire tutti i tannini, i polifenoli e le sostanze aromatiche che gli donano caratteristiche uniche che lo contraddistinguono dagli altri vini. Inoltre, la durata della macerazione incide sia sul colore (più o meno intenso), sia sulla struttura (più o meno complessa).
A dispetto del profumo, dalle note aromatiche e fruttate, il sapore dell’orange wine si rivela molto più intenso. La sua struttura è infatti più complessa rispetto ai vini bianchi grazie a una quantità superiore di tannini che gli donano il tipico gusto amarognolo.
L’intensità tannica incide sul sapore dell’orange wine, più o meno forte a seconda della durata della macerazione. Inoltre, i tannini si combinano a un mix di freschezza e sapidità che orienta questa tipologia di vino verso note dure e avvolgenti (molto distanti dai vini rosati).
Produzione biologica degli orange wine
Spesso gli orange wine sono prodotti con metodi biologici che vengono applicati alla vigna per limitare l’utilizzo di sostanze chimiche. Questo consente al vino di avere una fermentazione spontanea ma che lo rende al contempo più sensibile, quindi più difficile da conservare.
Un vino prodotto naturalmente (si parla in questo caso di vini biodinamici) rischia di ossidarsi facilmente e di essere maggiormente soggetto alla proliferazione di batteri che ne causano il deterioramento. Questo ha inoltre conseguenze sulla fragranza del vino che potrebbe risultare più sgradevole.
Quali uve si usano per produrre l’orange wine?
Come abbiamo accennato, a seconda del tipo di bacche utilizzate l’orange wine subisce un processo di macerazione più o meno lungo.
Per la sua produzione possono essere usate in linea di massima tutte le uve a bacca bianca. Solitamente più la buccia è resistente, maggiore è la quantità di sostanze che è in grado di rilasciare: è il caso della ribolla, del pinot grigio e del friulano.
Si prestano all’orange wine anche le uve che possiedono un acino particolarmente zuccherino e ricco di sostanze aromatiche. Ne sono un esempio i moscati mediterranei.
Vi sono inoltre alcuni produttori di vino che non adottano le anfore per la macerazione e le sostituiscono con il legno. Questo può essere utilizzato sia in fase di fermentazione, sia in fase di affinamento. L’ultima fase è fondamentale per ammorbidire la spigolosità, equilibrare l’acidità e rendere l’aroma dell’orange wine più complesso.
Come abbinare l’orange wine?
La complessità aromatica dell’orange wine lo rende particolarmente versatile a tavola.
Può essere abbinato con formaggi stagionati o erborinati, ma anche con primi piatti a base di legumi o verdure. L’elevata quantità di tannini lo rende adatto anche a secondi di carne di tutti i tipi come il capretto arrosto, l’agnello o il pollo speziato.
L’orange wine può essere un ottimo accompagnamento anche ai piatti di mare o a quelli orientali, grazie al suo sapore aromatico e alle sue note complesse.